Professione. Quale futuro per il valutatore del rischio?
Maurizio Carucci martedì 25 settembre 2018
Il 9 ottobre a Roma un convegno per far conoscere questa figura destinata a crescere sempre di più all'interno delle aziende e delle organizzazioni. Quale futuro per il valutatore del rischio?

Si chiama risk manager, si traduce valutatore del rischio. Una figura destinata a crescere sempre di più all'interno delle aziende e delle organizzazioni. Con i repentini cambiamenti climatici, infatti, si registrano impatti non solo sanitari e sociali. Proprio per far conoscere l'importanza di questo ruolo, si terrà a Roma, martedì 9 ottobre, presso la Sala Zuccari del Senato il convegno dedicato al tema Segno e catastrofe: l’impatto del cambiamento climatico sulla salute dei cittadini e sulla sostenibilità finanziaria del welfare. Esperienza Usa e Ue a confronto, promosso dallo Schult’z Risk centre, gruppo leader in Italia e all’estero nell’attività di valutazione e analisi dei rischi in ambiti plurisettoriali.

«Una visione tradizionale di questa disciplina nata in un contesto prettamente Usa e anglosassone - spiega Luigi Pastorelli, docente e fondatore dello Schult’z Risk centre - ritiene che il risk management si riferisca prettamente alla mera analisi del rischio di processo produttivo e dell’organizzazione a essa connessa, resa possibile attraverso una metodologia atta a identificare, quantificare e gestire le varie e diverse situazioni di rischio in termini di probabilità. Oggi le imprese e in generale tutte le organizzazioni sono sempre più esposte non tanto a fattori di rischio quanto a situazioni di crisi: si pensi alle sempre più diffuse crisi di carattere finanziario e sociale, si pensi all’aumento degli eventi estremi di carattere ambientale. Si riscontra una generale impreparazione del management e del decisore pubblico ad affrontare l’imprevisto e le varie situazioni. Ovvero non si comprende che l’approccio alla crisi per essere efficace deve essere sistemico».

Per queste ragioni il professore Pastorelli è diventato il precursore di un nuovo approccio al risk management tramite la sua metodica Law engineering risk-Ler, che considera «la crisi come scostamento dal valore atteso, ovvero dall’obiettivo del decisore in cui la probabilità e la magnitudo sono integrati dall’analisi delle correlazioni, che è una specifica analisi numerica atta a comprendere maggiormente il verificarsi di una crisi».

Ma come si diventa valutatore del rischio, da intendersi come una sorta di risk manager evoluto? Per Pastorelli deve avere un «maggiore know-how, che spazia professionalmente dall’utilizzo dei modelli numerici di analisi dei rischi all’utilizzo dei big data, è indispensabile abbinare a un elevato e specifico percorso formativo una significativa esperienza all’interno di una società che espleta valutazione dei rischi».

«La formazione che consiglio a un giovane per espletare l’incarico di valutatore del rischio - precisa il docente - è di abbinare elevate competenze di carattere giuridico/sociologico con elevate competenze di carattere probabilistico. Inoltre il considerare il contesto internazionale nella propria formazione è indispensabile. Gli sbocchi professionali nell’ambito del settore industriale e della Pubblica Amministrazione sono molteplici: si pensi alla problematica del ritiro e richiamo di prodotto difettoso o alla problematica degli eventi avversi in sanità, esempi nei quali tale approccio è essenziale e destinati ad aumentare».

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